Caratteristiche delle Dolomiti

Caratteristiche delle Dolomiti

 L’aspetto caratteristico delle Dolomiti è un alternarsi di linee morbide orizzontali, quelle dei prati e degli altipiani, e linee decise e rigide verticali, quelle di pinnacoli, guglie e torri o delle profonde gole. Il passaggio di forme è netto, preciso, così che i volumi si stagliano perfettamente definiti e isolati gli uni dagli altri. Per questo le nostre montagne hanno suggerito l’idea, fin dall’antichità, d’essere case in rovina di giganti, edifici costruiti da mani avvezze a grandi superfici. La sensazione è vivida e colpisce tutti tant’è che persino l’architetto Le Corbusier (1887-1965) rimase ammirato da questa peculiarità e definì le Dolomiti “les plus belles constructions du monde”. L’impressionante paesaggio dolomitico consente di vedere assieme due tipi di rocce, la dolomitica e la vulcanica, di norma mai vicine perché derivano da processi e da ambienti completamente diversi. In questo caso la dura dolomia si è formata in fondo al mare e solo 100-150 milioni di anni dopo è emersa, durante la formazione delle montagne (orogenesi). Oggi così possiamo ammirare allo stesso tempo il biancore dei carbonati delle antiche scogliere coralline, le rocce aguzze formatesi durante fenomeni recenti di orogenesi, le incisioni profonde dovute all’attività di ghiacciai, venti, pioggia e all’alternanza freddo-caldo e le scure rocce di origine vulcanica nei pressi delle valli e dei pendii più dolci.

Montagne rosa o Monti Pallidi?

Il termine tecnico “enrosadira” deriva dal ladino e significa “il diventare di colore rosa”. È quanto accade alle Dolomiti al tramonto quando, allo splendore del paesaggio, si aggiungono anche i colori carichi di rosso, arancio e viola. Durante il giorno, invece, le vette paiono quasi evanescenti, tant’è che sono conosciute anche come i “Monti Pallidi”. Di notte, infine, le tinte calde paiono un sogno impossibile, sostituite da un aspetto freddo, quasi ultraterreno.

Dolomiti e filosofia: il concetto di sublime

Le Dolomiti sono un riferimento per la definizione della categoria estetica del sublime, la cui ripresa in seno alla tradizione filosofica europea, da Boileau al Burke dell’Indagine filosofica sull’origine delle nostre idee sul sublime e sul bello (1757) fino a Kant e Schelling, avvenne contemporaneamente alla scoperta di queste nostre montagne da parte degli studiosi. I viaggiatori settecenteschi descrissero cime, pinnacoli e torri proprio con le categorie del sublime: verticalità, grandiosità, monumentalità, tormento delle forme, purezza essenziale, intensità di colorazioni, stupore, ascesi mistica, trascendenza… Poi vennero i dipinti che testimoniavano l’esistenza di quei paesaggi romantici sino ad allora solo immaginati.

Il padre delle Dolomiti: Déodat de Dolomieu

Lo scienziato francese Déodat de Dolomieu (1750-1801) compì diversi viaggi nell’area delle Dolomiti nel 1789-90. Ben presto fu attratto dalla roccia predominante nella zona perché non la conosceva affatto. La fece analizzare: si riscontrò che si trattava di un nuovo minerale. In suo onore, nel 1794, la roccia – carbonato doppio di calcio e magnesio (MgCa(CO3)2) – fu battezzata Dolomia e il minerale Dolomite. Così le nostre montagne divennero le Dolomiti.